Necropoli di Castellina – Porzarago – Grotte Tufarina – Vesca

Da Blera si prende la strada per Monte Romano che si lascia quasi subito per la strada a sin., che conduce a Civitella Cesi: dopo poco più di km 4, una carreggiabile a des. (Loc, Il Vignale) porta, in circa km 1, alla zona archeologica di San Gìovenale.
Questa corrisponde al centro etrusco di origine «villanoviana» (secoli IX-VIII a. C.) sorto sul sito di un precedente stanziamento preistorico (media e tarda Età del Bronzo), dapprima sotto l’influenza di Cere (secoli VII – V a. C.) e poi, dalla metà circa del secolo V, sotto l’egemonia tarquiniese, fino alla definitiva conquista romana agli inizi del secolo III a. C. dopo la quale, rimasto emarginato e senza più alcuna funzione, dovette essere rapidamente abbandonato per essere solo parzialmente rioccupato nell’alto Medioevo (rimangono i resti della chiesa e del castello).

L’abitato sorgeva su un pianoro tufaceo in forma di mezzaluna (fig. a lato), stretto e allungalo (m 100 per 500 circa) limitato tutt’intorno dai canaloni percorsi dal Torrente Vesca e dai suoi affluenti (Fosso Pietrisco e Fosso del Carraccio ).

Nel settore orientale il pianoro fu tagliato da un fossato che doveva isolare dall’abitato vero e proprio la parte più alta, all’estremità est (dov’era stato l’insediamento preistorico) e dove si erge il Castello medievale costruito nel XIII secolo come presidio a guardia della strada che univa Viterbo a Tolfa. Ancora più a est (proprio sotto il Castello) un profondo burrone separa lo stesso pianoro da una collinetta più bassa e isolata (oggi detta Borgo) sulla quale dovette sorgere una sorta di quartiere sub-urbano. Le necropoli si estendevano in piccoli nuclei sulle pendici delle alture intorno a quella dell’abitato.


Necropoli di Casale Vignale

La grande varietà tipologica dei sepolcri esistenti nella necropoli non è attualmente apprezzabile nella sua totalità.
Sul piano le tombe più antiche, oggi per lo più interrate, sono spesso, come accade anche in altre necropoli del territorio blerano. del tipo ipogeo a camera a sezione ogivale con fenditura nel soffitto e sovrastante sorta di tumulo (VII sec a.C }, di ascendenza tarquiniese. Negli ultimi decenni del VII sec. a C . per influenza di Cerveteri, che assume il predominio politico della zona, gli interni dei sepolcri si arrichiscono di particolari architettonici resi nel tufo e vengono eretti veri e proprl tumuli di terra contenuti da crepidini in blocchi di tufo: un esempio di monumento a tumulo a quattro camere si trova otre la Via delle Poggette (1). Quest’ultima ricalca un antico percorso in direzione di Blera-Volsini-Acquarossa. Nel tratto attualmente visibile la strada è fiancheggiata da sepolcri a piccola camera e da tombe a fossa di età ellenistica (2). È dalla metà circa del VI sec a.C. che si sviluppa la vera e propria necropoli rupestre articolata su piazze (si veda la piazzetta al n.3) e strade non del tutto note e includente sepolcri nei tipi a dado o a semidado. tipici dello necropoli arcaiche si Blera e San Giuliano.
Un’altra strada antica diretta verso San Giuliano-Sutri-Veio e territorio falisco partiva a sud della confluenza fra la Via delle Poggette e Via della Dogana e dirigendosi verso il pianoro del Vignale attraversava il fosso del Pietrisco su di un ponte, probabilmente ad arcate lignee del quale avansano le imponenti teste in blocchi di tufo, del VI sec. aC. e resti di altre installazioni durate almeno fino agli inizi del IV sec. a.C.. Il complesso costituiva probabilmente una postazione difensiva dell’abitato di San Giovenale, in connessione anche con l’insediamento periferico individuato sulla punta occidentale del pianoro del Vignale e risalente ad età arcaica.


Necropoli di Porzarago e di Grotte Tufarina

Sono le necropoli settentrionali di San Giovenale e molto probabilmenle costituiscono un complesso unitario.
Scavi regolari vi sono stati effettuati tra il 1956 e il 1959 dall’Istituito Svedese di Studi Classici in Roma in collaborazione can la Soprintendenza Archeologica per l’Etruria Meridionale
Nella necropoli di Porzarago vennero allora riportati in luce, presso il margine del dirupo fronteggiante il sito dell’antico abitato di San Giovenale. tredici tumuli (rovinati) disposti a semicerchio e includenti ciascuno una camera funeraria in alcuni casi questa camera è del tipo più arcaico con fenditura nel soffitto
Ad est dei precedenti si trova un tumulo quadrato (anche detto “Tomba della Regina”) comprendente al suo interno due camere in asse divise tra loro da una parete con porta e finestrelle laterali e precedute da un lungo dromos (corridoio di accesso) Nella prima camera sono due grandi letti rispettivamente del tipo femminile, quello a sinistra con testate a doppio spiovente, e maschile quello a destra. Altri due letti di tipo maschile si trovano nella seconda più piccola camera. ,
Queste tombe etrusche vennero utilizzate tra il VII e il VI sec. a.C come quelle della necropoli di Grotte Tufarina che si incontra proseguendo a costeggiare il bordo del pianoro verso ovest e dove vennero scavate tombe a tumulo e almeno una tomba a dado, anche queste già rovinate dai lavori agricoli all’atto della scoperta e oggi scarnamente visibili.
Nella necropoli di Porzarago sono anche attestate le più antiche sepolture di San Giovenaìe cremazioni entro pozzetti dell’età del Bronzo e del Ferro.


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