– Pian del Vescovo –

Itinerario di circa Km 6,5, pendenza media del 6%, percorribile a piedi, in mountain bike, a cavallo e, parzialmente, fino all’area di sosta del Ponte della Rocca, in automobile. Percorrenza a piedi: circa quattro ore.
Ha in comune con il Percorso B il tratto da Piazza Giovanni XXIII al Ponte della Rocca e con il Percorso A l’area di sosta della Fontanella (v. carta dei percorsi). Da Porta Marina si scende e si prende a destra la strada che in vari punti segue l’antica Via Clodia, a mezzacosta, con andamento parallelo al profilo del ciglio della rupe meridionale di Petrolo su cui si aprono numerose grotte scavate nel tufo, oggi utilizzate come magazzini, cantine e stalle.

Durante il percorso, in vari punti, guardando la parte alta della parete tufacea è possibile vedere tratti della cinta muraria in opera quadrata della città antica. A circa trecento metri da Porta Marina si diparte un antico sentiero che conduce ad un’area sacra etrusca, ad uno sbarramento artificiale del Biedano (La Lega), ai ruderi di un vecchio mulino (La Mola), ad una necropoli di età ellenistica (IV-III sec. a.C.) e che si ricongiunge, più a valle, alla Via Clodia che in questo tratto corre in una profonda tagliata fiancheggiata da tombe ad arcosolio.

Prima di giungere all’area di sosta, numerose tombe a camera si aprono al livello della strada. Il Ponte della Rocca (II sec. a. C.) è un manufatto funzionale alla Via Clodia, costruito in opera quadrata di tufo.
Sulla costa meridionale di Pian del Vescovo si estende una vasta necropoli etrusca rupestre organizzata su tre o quattro ordini di tombe “a dado”, visitabili percorrendo la strada che sale a Pian del Vescovo per tornare poi al guado del Biedano presso il Bottagone di S. Maria. Un tortuoso sentiero consente di raggiungere l’altura di S. Barbara e la Madonna della Selva dove si trova un’altra necropoli etrusca (VIII-VI sec. a. C.).
Dall’area di sosta della Madonna della Selva, attraverso la Strada delle Vigne, si giunge all’area di sosta della Fontanella, carat-teristico quadrivio medioevale con fontanile, chiesetta, ponte e torretta di guardia (v. Percorso A). Si sale a Blera per Via delle Piagge di Sotto e, riattraversato il centro storico, si torna al punto di partenza.
COMPLESSO DI TOMBE A DADO

Le cinque tombe di epoca tardo arcaica si dispongono in allineamento sulle ultime propaggini della necropoli di Pian del Vescovo. Le tre al centro sono state scoperte solo nel 1988. Il loro stato di conservazione non consente di cogliere appieno il suggestivo effetto scenografico che doveva sicuramente contraddistinguerle in epoca etrusca. Il secondo “dado” da sinistra, semidistrutto da una cava di blocchi in età precedente a quella imperiale romana (forse in occasione della costruzione del Ponte della Rocca), presenta ancora, agli angoli del lato di fondo, parte della cornice sagomata su cui si impostava la piattaforma per il culto funerario. A questa si accedeva tramite la scala a doppia rampa esistente dietro il “dado”, la quale è curiosamente attraversata da un cunicolo.
Sulla parete di fondo della camera è scolpito in bassorilievo un pilastro desinente superiormente in due volute; i letti sono lavorati; le canaletto di scolo formano sul pavimento un motivo a spina di pesce. In epoca successiva all’impianto della cava, nella prima età imperiale romana, quando ormai l’interro aveva ricoperto buona parte dei lati residui del “dado” e colmata la carrier; “scoperchiata”, si impostarono sul monumento, probabilmente ignorandolo, semplici tombe a fossa, in parte ricavate nel tufo del “dado”, in parte scavate nell’interro medesimo. Le fosse site a livello più alto erano già state violate. Le altre, coperte in un caso da tegole in piano, negli altri da tegole poste “alla cappuccina”, conservano i resti di defunti cremati o inumati. Il monumento adiacente al precedente (a destra), un altro “dado” distinto dalla parete tufacea, dovette essere adattato a probabile mausoleo di epoca romana. L’originaria tomba etrusca conteneva due camere delle quali rimangono visibili i dromoi di accesso fiancheggiati da sagome “a cuscino”.
Nell’area antistante,a livello dei suddetti dromoi, era scavata nella terra una fossa di età romana con copertura di tegole in piano e sovrastante “refrigerio” formato da due coppi accostati, conservante residui di una cremazione, mentre un tratto di muro e tronconi di muretti sembrano riferibili a partizioni cimiteriali sempre di età romana. Nello spazio retrostante il “dado” si apre in parete un ambiente che sembra non essere stato mai utilizzato.
Più conservato l’altro “dado”, con cornice “dorica” intorno alla porta. Privato della sua parte superiore, rimane intatta la camera che ha restituito materiali anche d’importazione greca, inquadrabili tra la fine del VI e i primi decenni del V sec. a.C.. Sul macigno tufaceo antistante questa tomba, intaccato da tagli di cava e interessato da canaletto, irregolari fosse di bruciato di età romana potrebbero anche attestare l’usanza di pratiche rituali.


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